Intervista esclusiva con il Principe Carlo di Borbone delle Due Sicilie e la Principessa Camilla di Borbone delle Due Sicilie in cui esprimono l’impegno in difesa dei diritti delle donne e per rilanciare il Sud. Intervista di Stefano Vaccara.
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Incontro al Plaza Hotel di Manhattan con i principi eredi della famiglia dei Borbone che regnava a Napoli quando era la capitale del Regno delle Due Sicilie. Ci parlano anche di politica, del significato della vittoria Cinquestelle al Sud e di una possibile scesa in campo: “L’Italia é il più bel paese al mondo. Siamo tutti italiani, con le nostre grandi virtù intellettuali e morali. Bisogna andare avanti così con fierezza, soprattutto bisogna essere fieri di essere meridionali”.
Quando ti arriva la proposta per un’intervista a New York con i principi della casa reale Borbone delle due Sicilie, all’inizio pensi che sia solo uno scherzo. Poi, quando capisci che i principi Carlo e Camilla sono proprio a New York e incontrandoli avrai l’opportunità di porre qualsiasi domanda, comprendi che un momento come questo è un’occasione da non perdere, pochi giorni dopo le elezioni in Italia, e infatti rifletti: con la Lega vincente al Nord e Cinquestelle che domina tutto il Sud, chissà che pensieri avranno gli eredi della famiglia che regnava a Napoli…
L’appuntamento è lunedì al Plaza Hotel, che domina l’angolo Sud tra Central Park e la Quinta Avenue. Quando arrivo, il principe Carlo mi accoglie calorosamente e si sente subito l’inflessione francese con quella r che non è solo moscia da “sangue blu”. Infatti Carlo di Borbone è nato e cresciuto in Francia. Quando, pochi minuti dopo, arriva la principessa, l’atmosfera si carica dell’energia di colei che a New York si muove come fosse casa sua: Camilla, dal liceo all’università, ha vissuto e studiato qui.
Ci sediamo e cominciamo la conversazione. Mentre pongo le domande, Carlo e Camilla principi di Borbone delle Due Sicilie, rispondono alternandosi e non c’è un argomento di cui entrambi non vogliano dire qualcosa. Come leggerete, a volte il loro pensiero non combacia per nulla.
Iniziamo cercando di capire perché sono a New York e cosa pensano dell’America.
Camilla prende subito la parola: “New York è sempre nel mio cuore. Ci sono cresciuta, ho completato i miei studi alla New York University, ho tanti amici. È naturale sentirmi a casa, un love affair senza limiti. Sono cresciuta con la libertà e con lo spirito di poter provare tutto, di poter iniziare qualsiasi attività nel lavoro. La storia della nostra famiglia affonda le radici nella cultura e nella storia europea un po’ come l’America, che non ha mai spezzato il suo legame con l’Europa. I semi di quella cultura si sono trasformati, a New York, in piante e virgulti che hanno prodotto libertà, benessere e nuove forme di bellezza. Il meglio delle diverse culture a New York ha trovato il suo luogo ideale per connettersi e dialogare. In questo mondo globalizzato, New York è rimasta un fulcro e un motore di modernità”.
La principessa continua: “Tengo molto alla battaglia di cui mi sono fatta carico come Ambasciatrice della ‘Un Women for Peace Association’, associazione riconosciuta e supportata dalle Nazioni Unite. Una battaglia che riguarda il diritto alla salute, ma anche, in questi giorni, il diritto delle donne a non subire discriminazioni di genere o, peggio, molestie e violenze sessuali. Ringrazio tutte le donne che ogni giorno si battono per questo in condizioni talvolta di profonda miseria. In virtù delle radici storiche e della tradizione della nostra Casa Reale, questo è un tema per il quale ho una speciale sensibilità. I diritti delle donne nel Meridione sono stati portati avanti da fulgidi esempi di donne che non solo sono state il motore della loro famiglia, istituto fondamentale soprattutto nel Sud, ma anche il fulcro della crescita culturale e sociale dell’intera collettività. Al tempo stesso, c’è ancora tanto da fare per smussare alcune forme di arretratezza nella cultura del diritto e dei diritti. Una necessità di crescita che riguarda tutti, gli uomini come le donne, e che va sostenuta tenendo la barra dritta e affermando in ogni occasione i valori della libertà e del rispetto che sono alla base della cultura europea, come sanno benissimo anche gli italiani che hanno cercato e trovato fortuna negli Stati Uniti. Per questo mi batto. Per questo conduco la mia battaglia in Europa, come in America”.
Il Principe Carlo interviene: “Come sempre i cambiamenti non si fanno da un giorno all’altro. Questo è un soggetto interessante, e tu hai avuto anche il grande onore di suonare la campana a Wall Street…
“È stata per me una grande emozione poter suonare la campana di avvio delle contrattazioni alla Borsa di Wall Street. Quel gesto delle ‘Donne per la pace’ a supporto delle iniziative delle Nazioni Unite per i diritti umani, in difesa delle donne da ogni forma di violenza e discriminazione, ha avuto un’eco globale e ha suonato l’allarme anche nel tempio della finanza. Nel mio discorso al quartier generale dell’Onu ho poi voluto sottolineare che la violenza sulle donne purtroppo non ha confini. Riguarda ogni Paese, ogni livello della società, senza limiti di censo o di ceto sociale o culturale. Il dibattito più recente sulle molestie che le donne subiscono nei luoghi di lavoro come ostacolo al dispiegarsi delle capacità individuali, è ‘esploso’ proprio negli States. A partire dal mondo del cinema, produttore di cultura, che ha dimostrato di non essere diverso da qualsiasi altro ambito di lavoro. Come nelle professioni e nelle aziende, negli uffici pubblici, negli istituti universitari… Un messaggio così forte, se parte da Los Angeles o New York, può davvero fare la differenza. E’ veramente importante far capire che la donna, che ha già le responsabilità di essere madre e crescere i figli, di lavorare…”.
“Di essere moglie”, aggiunge Carlo.
“Si, appunto anche moglie, ecco se si aggiungono poi le sofferenze per le discriminazioni e le violenze, si capisce che si deve lottare ancora e molto e in tanti paesi. Io vado fiera per cosa i Borbone hanno fatto e dato nella storia per i diritti della donna. In Italia e in Europa sono Ambasciatrice dei progetti che ho avviato con mio marito in tutela di tutte le donne vittime di violenza domestica e non solo (Progetto Salvamamme), in favore dei bambini abbandonati (Istituto Ozanam) e, soprattutto, in favore della sanità (Ospedale Cardarelli di Napoli e Bambin Gesù di Roma). La cosa più importante è che ogni giorno trasmetto questi valori alle mie figlie che mi seguono in questo percorso e che sono già Ambasciatrici di diversi progetti umanitari”.
Chiedo cosa pensano dell’Italia di oggi a prescindere dal responso delle elezioni: siete preoccupati o pensate che le cose in Italia, anche al Sud, non vadano poi così male? Il Principe Carlo sembra che ci tenga a dire subito qualcosa di positivo: “Prima di tutto io penso che l’Italia sia proprio un gran bel paese. Per la sua complessità, la sua storia, le civiltà che sono passate. Certo, c’è la questione che si è creata dopo l’unità, tra il Nord e il Sud, come se il Meridione fosse un peso per tutta l’Italia. Ma senza pensare troppo al passato, non si deve dimenticare che all’epoca c’era un equilibrio molto più importante tra Nord e Sud. Poi tutte le ricchezze del Meridione furono portate al nord. Quindi questo fenomeno italiano attuale senza parlare di politica ma del bisogno del Mezzogiorno non nasce l’altro ieri ma quando nasce l’unità d’Italia. Purtroppo ora questo grava molto su tutto il resto d’Italia. Finche non si ridà una certa dignità, una certa identità…”
Ecco che si inserisce Camilla: “Con investimenti, con programmi…”.
Il principe si ferma. Aspetta un attimo e riprende: “Finché non avviene questo, il Sud d’Italia rimarrà un problema per il resto d’Italia. Bisogna ridare i mezzi e aiutare il Sud, dove c’è senz’altro la capacità, la voglia ma non ci sono i mezzi. Purtroppo oggi non non c’è, da parte di chi deve prendere certe decisioni, come dire…”.
Ed ecco che la principessa Camilla interviene di nuovo: “La volontà, non c’é la volontà della politica, da parte di chi dovrebbe provvedere…”. E Carlo annuisce: “E sì, forse anche questo”.
Carlo completa quindi il suo discorso sulla situazione in Italia: “L’Italia è fatta dagli italiani, dalla diversità e dalla ricchezza delle loro tradizioni, dei loro valori, della loro storia, dei loro successi. Un giudizio su quello che è oggi l’Italia non può prescindere da un’analisi che abbia il respiro di quella storia. Molte sono le vicissitudini che gli italiani hanno affrontato e, sempre, superato in virtù delle loro qualità intellettuali e morali. Le difficoltà di oggi sono sotto gli occhi di tutti, e spiegano in parte il risultato del voto. Non posso esprimere un giudizio politico o di parte, per la responsabilità che ho di appartenere a una Casa Reale che si considera depositaria dei valori e delle aspettative di tutti. Posso soltanto ribadire la mia totale fiducia nelle qualità e nella forza del nostro popolo, nella sua capacità di trasformare quelle difficoltà in opportunità e nuovi successi. Nel nostro piccolo, e per quanto attiene alle nostre possibilità, noi siamo impegnati a sostenere chi ha bisogno, a investire nella salute e nella educazione, con la fiducia che si possa lavorare insieme per preparare e costruire, come meritiamo, tempi migliori”.
Allora cosa pensate del Sud che ha votato compatto per il Movimento Cinque Stelle: perché questo voto?
“È probabile che questo voto sia un segno, da parte dei popoli del Sud, al tempo stesso di insofferenza e di volontà di cambiamento”. Rispondono insieme.
Avete mai pensato a candidarvi? “Non possiamo essere nostalgici” precisa il principe Carlo. Ma poi spiega: “In quanto espressione di interessi collettivi legati alla storia dei nostri popoli, e nel rispetto di tutte le culture che si esprimono nel Meridione, i membri della Casa Reale non possono ipotizzare candidature di parte. Noi siamo a disposizione di tutti. Il nostro lavoro di ogni giorno è fatto in gran parte di opere caritatevoli e di ascolto delle esigenze delle persone. Questo è il massimo di “politica” che sappiamo e vogliamo fare”.
Ma allora niente discesa in campo? “L’avvento della Lega Nord già 25 anni fa ha provocato al Sud d’Italia movimenti neo borbonici. Oggi hanno un certo fascino. Per ridarsi una identità. Ma io come persona politica non mi ci vedo. No”.
Anche se in questo momento la gente del Sud vorrebbe qualcuno che dica qualcosa di diverso, qualcuno che spezzi la diceria che le colpe del sud sono solo del sud, invece di dire che sono state subite… Carlo sembra resistere alla provocazione: “Non é il mio dovere di attrarre in questo percorso politico. Penso dovrei essere più libero di agire in altri campi, più culturali in questa fase”.
Camilla invece non resiste e interviene: “Guardi, io credo che politico si nasca…”.
Forse è la principessa che vorrebbe scendere in politica: “A me piacerebbe molto. Anche se trovo che poi sarebbe, mamma mia, una cosa complicata, però mi piacerebbe la politica perché credo che uno potrebbe fare dei cambiamenti, almeno fare la differenza, perché un ruolo politico te lo consente. Però ci vuole molto coraggio, molta tenacia. Anche uno spirito in fondo, bisogna essere forti dentro e fuori. Non è facile. Per mio marito…”
“Bisogna avere molta presenza…” dice Carlo. Camilla spiega: “Non bisogna fermarsi a niente. Cosa che quando uno ha una certa educazione, fatta di tradizioni, il rispetto per la storia, che ti hanno inculcato, ecco che diventa molto più complicato”.
Parliamo di storia, di quella revisionista. Pensiamo anche al libro di Pino Aprile che ha avuto molto successo. Dove si parla dei crimini al Sud da parte dell’esercito unitario. A parlare ora è Carlo: “Abbiamo oltre 20 anni fa riniziato un discorso per la verità storica. E’ arrivata ad un buon punto. Ma c’è ancora molto da fare. Pensiamo soltanto che nel dizionario italiano, se si cerca il termine ‘borbonico’ viene spiegato con ‘arretratezza’, insomma tutto in negativo. Ora non vogliamo essere nostalgici, però, piano piano la gente ha capito che fino ad una certa epoca stavano in un certo modo, dopo l’unità d’Italia le carte sono cambiate”.
Napoli, fino all’Ottocento una capitale europea importante, città industriale, con i cantieri navali tra i più importanti del mondo. “C’è una lista di primati” dice Camilla. “Basti pensare alle prime ferrovie”. “La verità storica” aggiunge Carlo, “serve a ridare alla gente la loro identità che si sono sentiti di aver perso. E questo darebbe forza e coraggio alle persone per migliorare. Ma se non c’è una volontà politica per aiutare, tutto risulta vano. Capisco che sia difficile, sono passati tanti anni, ma più passa il tempo e più sarà difficile riparare questi torti”.
Che fare? Programmi scolastici nuovi dove far imparare la storia d’Italia del Sud anche nel Nord? “Sarebbe il minimo” dice Camilla, “ma ci vogliono anche molte più conferenze, più libri, e certo nelle scuole portare nuovi corsi di storia”.
Si resta a parlare di storia: fino al 1860, dal Meridione, dalla Sicilia, non c’era stata emigrazione, almeno non certo quella di massa. Dopo milioni di persone partono, e inizia una diaspora che continua per anni. Sarebbe successo anche con il Regno delle Due Sicilie? “No, erano più felici al Sud” si fa scappare Camilla, e ride e non capiamo se la sua é una battuta oppure il suo pensiero. Sicuramente non tutti erano felici, la miseria c’era eccome al Sud anche con i Borboni. Eppure siciliani, calabresi, pugliesi, campani, molisani, abruzzesi… non partivano, non abbandonavano tutto per una terra lontana. E poi ecco, anche la mafia. C’era la mafia anche prima, per carità, ma senza quel potere che raggiunse dopo l’unità d’Italia. “Non dovrei dirlo, forse”. Dice a questo punto della conversazione Carlo, ma Camilla insiste: “Dillo, dillo!”.
Carlo continua: “C’era durante il regno borbonico una situazione amministrativa più regolata, più giusta, più equilibrata”.
La questione Meridionale per voi cosa significa quindi? Carlo approfondisce il suo pensiero così: “La nostra Casa Reale è radicata nel Meridione. Esprime la grande cultura, politica e amministrativa dei Borbone, che per lunghi tratti di storia sono stati sinonimo di amministrazione efficiente, buon governo, mecenatismo, innovazione e opere di bene. La questione meridionale esiste dentro una cornice che non è quella borbonica, che è invece legata all’unità d’Italia e a dinamiche che sarebbe troppo lungo ricostruire adesso. È innegabile che ormai si è creato un gap nella distribuzione del benessere e della ricchezza in Italia, che penalizza il Meridione. È anche evidente che, senza il rilancio del Sud, è tutta l’Italia a essere penalizzata e a rischiare di non agganciare la ripresa. Colmare i ritardi è fondamentale. I popoli del Sud hanno tutte le risorse morali e intellettuali per rinascere. Si tratta di creare le condizioni perché le qualità del Mezzogiorno possano tornare a produrre i loro frutti come in un passato lontano ma non remoto. Bisogna restituire al Sud la libertà di esprimere le proprie eccellenze. La questione meridionale, in fondo, significa questo. Da parte dello Stato centrale occorre non tanto una minore ingerenza della burocrazia, quanto una burocrazia più efficiente che lavori nell’interesse collettivo. Occorre anche un piano di investimenti, una strategia per il Mezzogiorno, specie nelle infrastrutture che un tempo erano il nostro fiore all’occhiello”.
Interviene Camilla: “Un bruttissimo segno quello dell’emigrazione. Dal Meridione poi sono andati via anche tantissimi cervelli e tante persone che avrebbero arricchito il paese. E’ un peccato, è indegno. Un italiano dovrebbe lavorare in Italia e contribuire al proprio paese ed essere in grado di viverci. Non si piò pensare che sia stata una scelta piacevole, perché non c’è un paese più bello dell’Italia. Non credo che nessuno voglia andar via da Napoli o da Palermo senza le lacrime. Ma l’avvenire per i figli era altrove e sono stati costretti ad andar via. Un fatto terribile”.
Quale il momento che i Borbone delle Due Sicilie ritengono più disonorevole per la storia d’Italia, l’errore più grave? L’unità d’Italia sarebbe avvenuta probabilmente comunque, ma nel 1860, cosa marchiò il paese con qualcosa che gli avrebbe poi fatto compiere altri gravissimi errori, pensiamo per esempio al fascismo… “L’unità poteva avvenire più avanti e poteva avvenire anche iniziata dall’altra parte” dice Carlo. “Sicuramente la mia famiglia non sarebbe mai stata contro la Chiesa e il suo stato come invece é avvenuto con i Savoia. Per me un momento grave è che questa unità d’Italia si è fatta senza una vera e propria dichiarazione di guerra. C’è stata una invasione e questa ha portata al Sud tutte le problematiche che si trascinano fino ad oggi. Questa è stata per me un terribile…”
Peccato originale? “Un terribile colpo e una colpa certo, radere al suolo tutto un territorio, il suo popolo…”
Qui interviene di nuovo Camilla: “La tradizione, la vita, i valori di un popolo”.
Carlo continua: “Secondo me questo è gravissimo, peggio di una guerra. Ti ritrovi senza identità, devi vergognarti di essere del Sud, ti chiamano terrone e finisci per scappare dal tuo paese. Una cosa terribile”.
Ormai però é successo. Che fare allora per rimarginare ferite ancora sanguinanti? Rivolgendomi a entrambi, chiedo: ma se aveste la possibilità di suggerire qualcosa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella, cosa dovrebbe fare?
“Io non ho la bacchetta magica” mette le mani avanti Carlo. “Ma solo guardando a come è piazzata l’Italia, in mezzo al Mediterraneo, ecco perché si fa pochissimo per le coste? Non fanno porti, non ci sono infrastrutture adeguate che invece contano e danno lavoro. E poi non si sfrutta la cultura, con tutti i monumenti che ci sono al sud. Solo pensando alla reggia di Caserta. In Francia, a Versailles, arrivano milioni e milioni di visitatori ogni anno. Caserta non é promossa…”
Camilla suggerisce: “Si dovrebbe affittare la reggia per grandi eventi, con la Croce Rossa, con la Niaf… L’Italia non sa sfruttare quello che ha”.
Ma allora perché non scendere in politica per mettere in moto queste idee? Lo escludete del tutto? I Cinquestelle hanno ora in mano il Sud, ma se dovessero fallire anche loro? Insomma, il principe Carlo potrebbe sentirsi come l’ultimo baluardo possibile nel tentativo di dare una riscossa al Meridione? Il Principe Carlo di Borbone mi guarda, sorride, poi lancia uno sguardo alla moglie, ma alla fine non risponde. Camilla interviene e rifà lei la domanda: “Eh già, non ti sentiresti obbligato, da tutte le persone che contano su di te?”
Carlo sorride ancora, e con tono ormai quasi scherzoso dice: “Ora mi sento con le spalle grandi così. Ma quello che mi dispiace è che in questo mondo politico c’è troppa, direi vera cattiveria. Uno viene distrutto appena alza un dito. Appena vuol far qualcosa è già criticato, non so se per invidia o altro. Per una persona come me e la famiglia che rappresento, non me la sento di entrare in questa arena per farsi massacrare”.
Allora è pronta la principessa? Risponde Camilla: “Io vengo dal mondo del business. Anche in Italia nel mondo degli affari uno si deve confrontare con la politica e con certe ambizioni, gelosie, cattiverie. Forse a me sarebbe più facile. Ecco, le dico a lei e in esclusiva, che se io effettivamente capissi che potrei contribuire al cambiamento in Italia, mi lancerei. Sono dispiaciuta di vedere ancora certe problematiche meridionali e vedere il cognome dei Borbone così… Io mi ci lancerei in politica sperando con tutte le mie forze di cambiare qualcosa”.
E lei principe? Sarebbe d’accordo o frenerebbe la principessa?
Sorride Carlo e mi dice soltanto: “Vedremo”.
Ma sulla crisi dell’Italia in generale, cosa pensate? Insomma da venti anni non cresce o cresce meno di tutti gli altri in Europa. Sembra proprio che questa crisi sia nata con l’accelerazione dell’UE. Voi cosa ne pensate? Colpa dell’euro? Cosa succede: abbiamo troppo Europa o troppo poca per l’Italia?
Risponde Carlo: “Su un gruppo di paesi c`é sempre chi é o si sente più potente dell’altro. In questo caso la Germania, la Francia. L’Italia non ha lo stesso peso e si confronta con leggi europee che spesso fanno gli interessi di chi ha più potere. L’Europa serve perché dobbiamo confrontarci con gli Stati Uniti e l’Asia. Si dovrebbe incoraggiare di più il contributo di tutti i paesi europei che hanno una straordinaria cultura e storia”.
Insomma Stati Uniti d’Europa, con stesso peso per tutti?
“Dovrebbe essere così” dice Camilla.
Infine ritornando all’interpretazione del voto delle elezioni: alcuni media anglosassoni titolano che potrebbe tornare il fascismo in Italia. Voi che ne pensate? “Sarebbe spaventoso”, dice Carlo. “Non è accettabile. Quella è una pagina che deve restare chiusa e non essere riaperta mai più”.
Ma sono allora esagerazioni giornalistiche o il pericolo c’è? Qui risponde Camilla: “Penso che pur essendoci l’esagerazione, il rischio c’è e rimane”.
Ma cosa vogliono i Borbone delle Due Sicilie che la storia d’Italia riconosca del loro passato? Rispondono Carlo e Camilla, completando a vicenda il discorso: “Le vicende della Casa Reale, le qualità, le vicissitudini, i successi e anche gli insuccessi, il contributo alla modernità e all’innovazione, con primati che costituiscono un esempio di governo lungimirante (mi riferiscono fra l’altro alla Napoli-Portici, la prima ferrovia costruita in territorio italiano proprio nel Regno delle Due Sicilie e inaugurata nel 1839), tutto questo fa parte di una storia che non ha bisogno di essere rivendicata, perché tutti la conoscono e riconoscono. Oggi però è importante che quei valori vengano non solo custoditi e preservati, ma portati avanti. Che siano riscoperti e consegnati all’attualità. Questo è il compito che spetta a noi custodi e continuatori di quella tradizione, più che soltanto ‘eredi’”.
Un messaggio finale per gli italiani in America? Lo lancia la principessa Camilla: “L’Italia é il più bel paese al mondo. Quindi restiamo fieri di essere italiani. Siamo tutti italiani, con le nostre grandi virtù intellettuali e morali, conquistiamo il mondo. Bisogna andare avanti così con fierezza”.
La parola fierezza vale ancora anche per i meridionali? “Certo, molto fieri di essere meridionali. Anzi i meridionali devono esserlo ancora di più di tutti”. Dice Camilla. E subito dopo Carlo conclude: “Ma sopratutto a tutti quelli che hanno avuto prima la sfortuna di dover partire, ma poi l’opportunità di realizzarsi in America, e di creare delle realtà importanti, che non dimentichino l’Italia e soprattutto il Meridione, che diano qualcosa indietro per aiutarlo a tirarsi su un po’ più facilmente”.